Se è importante per gli europei, è importante per l'Europa
Come la lobby della carne ha affossato le leggi per il benessere degli animali
La frase del titolo l’ha detta Ursula von der Leyen. Non so, dici che almeno lei ci crede? Ultima newsletter dell’anno, del primo anno di Animal farm News. Oggi parlo di cose serie, ovvero di leggi che possono cambiare le condizioni di milioni di animali in Europa e modificare le abitudini alimentari dei cittadini. Il 2023 doveva essere un anno importante per la revisione delle leggi sul benessere animale, ma non lo è stato. Provo a spiegare il perché.
Animal farm News è divisa in tre parti, oltre a un articolo inedito ci sono due rubriche: Contenuti interessanti e Immagini che mi hanno colpito.
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L'Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) è un meccanismo introdotto dal Trattato di Lisbona dell'Unione Europea. Questo strumento, attivo dal 1° aprile del 2012, consente alle cittadine e ai cittadini dell'UE di proporre legislazioni all'interno dell'Unione stessa, purché riescano a raccogliere un milione di firme da almeno sette Stati membri entro un periodo di 12 mesi.
“Fai sentire la tua voce sulle politiche che riguardano la tua vita. L'iniziativa dei cittadini europei è uno strumento unico per contribuire a plasmare l'UE, chiedendo alla Commissione europea di proporre nuovi atti legislativi. Quando un'iniziativa raccoglie un milione di firme la Commissione decide quale azione intraprendere”. dal sito dell’UE dedicato alle ICE.
Dal suo avvento sono state 107 le ICE registrate dalla Commisione europea, di tutte queste: 58 non sono riuscite a raccogliere le firme necessarie, tante altre sono state ritirate in corso d’opera e solo 9 (5 sono “per gli animali”) hanno avuto una risposta dalla Commissione europea. Ovvero gli organizzatori dell’ICE hanno esposto le loro ragioni in un'audizione pubblica presso il Parlamento europeo e successivamente la Commissione ha presentato l'eventuale azione che intende proporre e i motivi della decisione di agire o non far nulla.
Il 2 ottobre del 2020 i promotori delle ICE chiamata “End the cage age” hanno consegnato alla Commissione europea 1.397.113 firme convalidate, riuscendo a superare la soglia del numero minimo di firme in 18 Stati membri e piazzandosi al 4° posto per numero di firme raccolte da quando lo strumento è stato creato. End the cage age è stata la prima ICE dedicata al “benessere degli animali d’allevamento”, all’iniziativa hanno aderito 170 associazioni in 28 nazioni, 22 dall’Italia, la raccolta firme è iniziata l’11 settembre del 2018 con l’obiettivo di chiedere alla Commissione di proporre una legislazione che vieti l’uso di:
gabbie per galline ovaiole, conigli, pollastre, polli da carne riproduttori, galline ovaiole riproduttrici, quaglie, anatre e oche;
gabbie di gestazione per scrofe;
gabbie di allattamento per scrofe, laddove non già proibite;
box individuali per vitelli, laddove non già proibiti.
Il 15 aprile 2021, come da prassi per quelle ICE che hanno raggiunto l’obiettivo, al Parlamento europeo si è tenuta un’audizione pubblica per discutere di “End the cage age” in quell’occasione Norbert Lins, presidente della Commissione Agricoltura, si dichiarò ovviamente favorevole all’iniziativa, disse che il benessere degli animali nell’UE può essere migliorato ma ovviamente mise subito le mani avanti: “È della massima importanza che [...] prima di pianificare qualsiasi cambiamento radicale, dobbiamo analizzare il costo di tale cambiamento”. Stella Kyriakides, commissario per la Salute e la sicurezza alimentare, ha rincarato: “Siamo consapevoli che dobbiamo fare di più”. “Le preoccupazioni per il benessere degli animali sono al centro del Green Deal e della strategia Farm to Fork dell'UE”.
Prima di andare avanti
L’European Green Deal, presentato l’11 dicembre 2019, è un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l'obiettivo di rendere l'Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, attraverso la riduzione delle emissioni, la promozione di un'economia sostenibile e la protezione dell'ambiente. Il Patto Verde Europeo nasce come un piano strategico, ma il suo intento dovrebbe essere quello di tradursi in una serie di leggi e regolamenti concreti. Una legge che và in questa direzione, non senza polemiche, è quella che vieterà la vendita di auto alimentate a combustibili fossili dopo il 2035.
La Farm to Fork Strategy, lanciata il 20 maggio 2020 dalla Commissione europea, è parte integrante del European Green Deal e prevede iniziative legislative e non, per rendere i sistemi alimentari dell'UE equi, sani e rispettosi dell'ambiente. “La crisi del coronavirus ha dimostrato quanto siamo tutti vulnerabili e quanto sia importante ripristinare l'equilibrio tra l'attività umana e la natura”. Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, in questo pamphlet per pompare la FFS e dove vengono spiegati gli obiettivi.
Dopo questo bla, bla, bla istituzionale andiamo avanti… fino al prossimo :)
Il 10 giugno 2021, il Parlamento europeo, con 558 voti a favore, 37 contrari e 85 astensioni, ha approvato una risoluzione: “per chiedere alla Commissione europea di presentare proposte legislative per vietare gli allevamenti in gabbia nell'UE, possibilmente già entro il 2027, dopo un adeguato periodo di transizione e dopo aver effettuato una solida valutazione dell'impatto scientifico. Secondo gli eurodeputati, le alternative all'allevamento in gabbia esistono e vengono attuate con successo in diversi Stati membri. Questi sistemi alternativi dovrebbero essere ulteriormente migliorati e incoraggiati a livello di Stati membri, ma per garantire condizioni di parità per gli allevatori di tutta l'Unione europea, i deputati hanno concordato sulla necessità di una legislazione comunitaria”. Inoltre per una politica commerciale equa che garantisca condizioni di parità, anche i prodotti importati dovranno provenire da sistemi di allevamento senza gabbie.
Che valore ha una risoluzione del Parlamento europeo? Diciamo che (dovrebbe?) avere un forte valore politico per indirizzare le decisioni della Commissione europea e degli Stati membri ma non è vincolante.
Il 30 giugno 2021, la Commissione europea definì ufficialmente le azioni da intraprendere.
Si impegnò a presentare entro il 2023 una proposta legislativa per eliminare gradualmente, e infine vietare, l'uso di sistemi di gabbie per tutti gli animali menzionati nell'Iniziativa, la proposta venne inserita nell'ambito della revisione dell’intera legislazione sul benessere degli animali prevista dalla strategia Farm to Fork.
La Commissione si diede sei anni per valutare la fattibilità e trovare coperture finanziarie affinché la legislazione potesse entrare in vigore a partire dal 2027. A mio avviso un tempo abbastanza ragionevole per un cambiamento così importante, soprattutto per alcune specie, vedi conigli: allevati per oltre il 90% in gabbia.
Ti risparmio le dichiarazioni super entusiaste dei vari presidenti, vice, commissari. Dai solo uno: “Grazie ai nostri cittadini, la Commissione sarà ancora più ambiziosa in questo senso ed eliminerà gradualmente l'uso di sistemi di gabbie per gli allevamenti. Questa iniziativa popolare non fa che confermare che questa transizione risponde anche a una domanda della società di un'agricoltura più etica e sostenibile.” Janusz Wojciechowski, Commissario per l'Agricoltura (che vedremo in un tweet dopo).
È arrivata la proposta?
Mancano 3 giorni allo scadere del 2023, anno in cui la Commissione europea avrebbe dovuto presentare la proposta di legge per eliminare “gradualmente” l’utilizzo delle gabbie, ma niente di tutto ciò è stato fatto. Questo nonostante, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) abbia pubblicato, come richiesto dalla Commissione, diversi studi critici sulla stabulazione in gabbia di maiali e galline e sostenendo come i metodi cage-free migliorerebbero il benessere di questi animali.
Il presentimento che la Commissione non avrebbe mantenuto il suo impegno è arrivato il 13 settembre scorso quando Ursula von der Leyen nel suo annuale discorso sullo stato dell'Unione, dove la Presidente fa un bilancio di cosa è stato fatto e cosa verrà fatto l’anno successivo, che sarà poi il suo ultimo anno di mandato; la legislazione sul benessere degli animali non è stata menzionata, né è stata inclusa nella lettera d’intenti per il 2024, contrariamente a quello pubblicato per il 2023. O meglio nel programma di lavoro per il 2024 solo una delle quattro proposte di regolamento (allevamento, macellazione, trasporti ed etichettatura) annunciate dalla Commissione entro la fine del suo incarico, è stata presentata.
Intorno a metà dicembre è stata diffusa una bozza del regolamento sui trasporti, bozza che ha scontentato le associazioni attive nel campo dei trasporti degli animali. In particolare: la proposta consente ancora i lunghi viaggi verso i Paesi terzi, dove oltretutto gli animali non beneficiano della protezione che ricevono nell’UE; rimane legale il trasporto in mare, senza limiti di tempo. Inoltre il testo non fornisce tutele adeguate per gli animali gravidi e non svezzati e per i trasporti in condizioni di temperature estreme.
In un editoriale sul Brussels Time, Reineke Hameleers la CEO di Eurogroup for Animals, associazione delle associazioni per i diritti animali in Europa, esprime così la sua delusione: “Ora, forse più che mai, ci troviamo di fronte a una dicotomia tra ciò che gli europei vogliono e di cui si preoccupano e ciò che i politici sono disposti a fare. A mio parere, l’Unione Europea potrebbe finire per pagare un prezzo molto alto per la sua mancanza di attenzione alle legittime richieste dei suoi cittadini. Il disimpegno degli europei dalla governance dell’UE può solo aumentare se le istituzioni europee continuano a ignorare le richieste di milioni di persone. Dopotutto, perché un cittadino dovrebbe fidarsi dei politici europei, quando le iniziative dei cittadini europei (ICE) di successo sul benessere degli animali e le promesse di un futuro più verde e sostenibile vengono messe da parte per difendere gli interessi economici prevalenti, sostenuti dalle narrazioni populiste?”.
Gli interessi economici prevalenti
La prima uscita pubblica di Giorgia Meloni da Presidente del Consiglio è avvenuta il 1° Ottobre 2022 a Milano al Villaggio della Coldiretti, il Ministro dell'Agricoltura Lollobrigida ha chiuso la sua campagna elettorale a Potenza insieme a Ettore Prandini presidente di Coldiretti. Con un milione e mezzo di associati, la Coldiretti è la principale organizzazione italiana degli imprenditori agricoli. Il suo presidente lo scorso 16 novembre ha aggredito due deputati di +Europa mentre, all’esterno di palazzo Chigi, protestavano per il voto appena espresso dal Parlamento per vietare la carne coltivata. Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti, ha dato del “gran cornuto” a Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea, perché ha presentato un testo di legge dove venivano abbassate le soglie minime dei capi in allevamento per farli rientrare nella direttiva sulle emissioni industriali, per cui avrebbero dovuto sottostare a regole più stringenti perché considerati altamente inquinanti. Legge che poi non è passata.
Questo è il quadro e non si pensi che solo in Italia ci siano legami così stretti tra politica e industria zootecnica.
Un’inchiesta realizzata da Lighthouse Reports con IrpiMedia e il Guardian, ha rivelato come un’intensa attività di pressione rivolta alle istituzioni europee da parte del settore zootecnico ha contribuito a far cadere tre delle quattro proposte di legge per migliorare il benessere degli animali da allevamento in Europa, nonostante, come ho spiegato, un forte sostegno dell’opinione pubblica e del Parlamento europeo.
Tre funzionari dell’UE hanno raccontato ai giornalisti le dinamiche del lavoro di lobbying svolto dall’industria, definendolo “estremamente incisivo”. Una delle strategie è stata quella di delegittimare l’EFSA accusandola apertamente di non essere sufficientemente imparziale, e in contraltare hanno influenzato i politici avvalendosi di studi scientifici non indipendenti e campagne di informazione controverse: tutti strumenti già messi in campo da altre lobby in passato, come quelle del tabacco o del petrolio.
Seminano dubbi e guadagnano tempo
Come ha spiegato Silvia Lazzaris, divulgatrice scientifica e ricercatrice per Food Unfolded, il documento che l’industria ha utilizzato per difendere i suoi interessi è la Dichiarazione di Dublino un manifesto diffuso a ottobre del 2022 durante l’International Summit on the Societal Role of Meat.
Questo elogio a 360° alla carne, ti invito a leggerlo è breve, è stato sottoscritto da: “quasi un migliaio di scienziati indipendenti - che non hanno niente a che fare con l'industria della carne - hanno firmato la Dichiarazione di Dublino affermando l'importanza del bestiame per la società e l'ambiente”. Per capire chi c’è dietro, Lazzaris ha profilato le persone coinvolte nel documento ed è venuto fuori che:
4 dei 6 autori lavorano o hanno lavorato per l’industria e nessuno di loro è uno scienziato ambientale o climatico;
il 60% dei firmatari ha rapporti con l’industria e/o la loro ricerca ha ricevuto finanziamenti;
il 30% dei firmatari non ha una formazione in scienze ambientali o sulla salute umana.
“È come se un gastroenterologo ci facesse una diagnosi sul cuore o sul cervello al posto di un cardiologo o di un neurologo. Questo significa che nella gerarchia delle prove scientifiche studi come quelli pubblicati su Nature e Science che identificano nella carne uno dei maggiori responsabili del cambiamento climatico e del degrado ambientale hanno un peso significativamente più grosso. Eppure la Dichiarazione di Dublino viene usata dai lobbisti per dire: “ma non vedete che le misure che state adottando sono basate su una scienza incerta”. commenta Silvia Lazzaris.
La pressione della lobby della carne determina anche le opinioni della DG AGRI, la direzione della Commissione che si occupa della politica agricola. Un ex membro della DG AGRI interpellato da Lighthouse Reports ha evidenziato come i piani della Politica Agricola Comune (PAC) non tengano in considerazione le emissioni derivanti dall'allevamento, un aspetto cruciale nella mitigazione dei cambiamenti climatici. L’ex funzionario ha descritto la propria esperienza all'interno della DG AGRI come deludente, aggiungendo che esprimere opinioni sul fatto che l'agricoltura contribuisce in modo significativo alle emissioni di gas a effetto serra, era problematico.
In merito alla domanda se l'influenza delle lobby sulle istituzioni fosse correlata alla mancanza di azione della Commissione su questioni come il benessere degli animali, un altro ex ha confermato: “Indubbiamente”. “La tendenza generale è: se l'industria si oppone, noi ci opporremo”.
La Commissione europea ha spiegato di aver escluso la revisione delle leggi sul benessere animale nel piano di lavoro del 2024 a causa dell’inflazione. Ma in realtà ci sono tanti indizi che spingono a credere che i veri motivi siano altri, uno su tutti lo scontentare i potenti gruppi dell’agro business. E come, spero, sai nel 2024 ci sono le elezioni europee.
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“Il dispositivo neo-liberista della felicità, che fa sì che ognuno si tenga occupato solo con se stesso invece di indagare criticamente le questioni sociali. Se la sofferenza viene interpretata come il risultato del proprio fallimento invece della rivoluzione ce la depressione”.