Oggi parlerò di un argomento che negli ultimi giorni ha riempito il nostro feed di Instagram: la carne coltivata e il Disegno di Legge che vorrebbe vietarla. Dato che non ne so molto ed è un tema abbastanza complicato ho intervistato due persone che ne sanno. È venuta fuori un’approfondita e lunga newsletter che mi auguro aggiunga informazioni al dibattito.
Come ti avevo annunciato l’ultima volta, la scorsa settimana sono stato al confine con la Slovenia per un’attività di monitoraggio e controllo dei camion che dall’Est Europa traportano agnelli per essere macellati a Pasqua. È stato un lavoro molto duro che ha portato visibilità e un’interrogazione parlamentare sulle problematiche della tratta di questi giovani animali. Qui se vuoi saperne di più.
Animal farm News è divisa in tre parti, oltre a un articolo inedito ci sono due rubriche: Contenuti interessanti e Immagini che mi hanno colpito.
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Sovvertire l’onere dell’intervento. Cosa significa? Se fino a qualche tempo fa dovevamo stare attenti a non fare ciò che avrebbe potuto portarci alla catastrofe – non cominciare la prossima guerra per esempio – oggi dobbiamo anche fare qualcosa per evitare che un processo innescato produca effetti devastanti, pensate soltanto alla crisi climatica.
Con queste parole Nicola Lagioia, apre un episodio del suo nuovo podcast, Fare un fuoco, dove lo scrittore si interroga se l’umanità sia di fronte all'Apocalisse o alle soglie di un grande cambiamento.
La mattina del 29 marzo mentre eravamo in un’area di servizio ad aspettare camion di agnelli ci è arrivata la notizia che il Consiglio dei Ministri, la sera prima, aveva approvato un Disegno di Legge per vietare la produzione e la vendita della carne di Frankenstein o meglio la carne coltivata in laboratorio. Il Governo italiano è l’unico al mondo ad avere pensato a una cosa simile, c’è da dire che l’Italia ha il maggior numero di prodotti agroalimentari (321) DOP e IGT riconosciuti e tutelati dall’UE e da un Ministero rinominato della Sovranità alimentare ce lo si poteva aspettare.
Qui è il punto nodale di questo ddl che appare più una comunicazione propagandistica che un effettivo atto legislativo. Non a caso la notizia è stata battuta in tutto il mondo e in Italia ha fatto esplodere il dibattito. Tutti i new media ne hanno parlato, ma anche divulgatori scientifici e alcuni chef. Come mi potevo immaginare nella mia bolla ho sentito solo critiche al ddl ed elogi alla carne coltivata. Del resto, come ho letto su Wired, come poter essere contrari a una carne che non uccide gli animali e che ha queste performance:
“L’ultimo studio del centro di ricerca indipendente Ce Delft, certificato dall’Unione europea, sostiene che la carne coltivata in laboratorio potrebbe ridurre le emissioni di gas serra del settore del 92% grazie all’uso delle energie rinnovabili, produrre il 93% in meno di inquinamento, ridurre del 95% il consumo di suolo e del 78% quello di acqua”.
Fine dei giochi.
Devo ammettere che anche io da chemofobico ho dei timori. Ma le mie preoccupazioni maggiori sono riservate al fatto che l'elevato grado di tecnologia, necessario per creare tali prodotti, possa ancor più allontanarci dai mezzi di produzione, e finire nelle solite mani dei big dell'agribusiness e dei loro profitti.
È qui che il concetto di “sovvertire l’onere dell’intervento” di Nicola Lagioia mi è venuto d’aiuto. Non possiamo più aspettare, dobbiamo fare qualcosa. E se anche la carne coltivata potrà essere uno strumento per risparmiare la vita di miliardi di animali e salvare l’umanità dall’Apocalisse, ben venga. Comunque se fosse per me socializzerei i mezzi produttivi…
Iniziamo.
Le prime domande le ho fatte a Rosamaria Provenzale, studentessa di Biotechnology for the bioeconomy all'Università Statale di Milano. Ora in Olanda presso l'Università di Wageningen per un tirocinio incentrato sullo studio del micelio fungino come fonte proteica alternativa.
A livello organolettico e nutrizionale che differenza c’è fra la carne allevata e quella coltivata?
Creare carne coltivata che ha un sapore molto simile o migliore rispetto alla carne allevata è uno degli obiettivi più importanti dell'industria della carne coltivata. Una parte fondamentale di questa sfida consiste nello studiare i componenti chiave del sapore della carne che l'animale assume di solito attraverso la sua dieta, per poterli fornire alle cellule attraverso il terreno di coltura. Un’altra fase importante della replicazione dell'esperienza organolettica dei prodotti di carne animale è quella dello studio dei grassi presenti nella carne allevata, anch’essi cruciali per la sensazione che si ha in bocca. Si sta cercando di identificare e capire come i lipidi devono essere aggiunti al terreno di coltura cellulare per riprodurre il giusto livello di sapore “grasso”. A livello organolettico (gusto, odore, consistenza) la prima generazione di prodotti approvati sarà probabilmente molto diversa da azienda ad azienda. Una caratteristica comune che possiamo prevedere è la struttura: prodotti non strutturati come macinato, burger, nuggets sono più facili da realizzare quindi è più probabile che saranno i primi ad arrivare sul mercato.
A livello nutrizionale, la carne allevata è una fonte di proteine (sebbene ci siano variazioni nel contenuto proteico tra le diverse specie e parti del corpo) e una fonte di grassi, anche se presenti in quantità inferiore a quello di proteine, e spesso contiene quantità maggiori di grassi saturi rispetto ad altri alimenti. È ragionevole aspettarsi che le cellule animali coltivate mostrino un contenuto nutrizionale approssimativamente simile a quello della carne convenzionale della stessa specie. Ma la carne coltivata ha un vantaggio rispetto alla carne allevata: ottimizzando il terreno di coltura e le condizioni di crescita delle cellule, gli scienziati possono regolarne il profilo aminoacidico e il contenuto di grassi. Ottenendo così proprietà nutrizionali specifiche, ad esempio si può pensare di diminuire il contenuto di grassi saturi, che sembra aumentare i livelli di colesterolo cosiddetto “cattivo”. Bisogna poi considerare i nutrienti che non sono sintetizzati direttamente dagli animali, ma che loro assumono tramite la dieta. Ad esempio ferro, zinco, carotenoidi o la vitamina B12. Questi minerali e nutrienti possono essere aggiunti alla carne coltivata durante il processo di produzione. Infine, la carne coltivata probabilmente conterrà livelli molto più bassi di microplastiche e altri contaminanti ambientali che sono invece onnipresenti nella carne convenzionale.
Finora i dati nutrizionali dei prototipi di carne coltivata sono per la maggior parte di proprietà privata delle aziende. Queste stime si basano quindi sulla conoscenza del processo generale di produzione della carne coltivata e sui dati recentemente pubblicati inviati da UPSIDE Foods alla FDA. UPSIDE Foods, la primissima azienda di carne coltivata al mondo, ha infatti di recente presentato alla FDA (Food and Drug Administration) un documento di consultazione pre-commercializzazione della sua carne di pollo coltivata. Il documento è open-access e al suo interno è possibile leggere la composizione nutrizionale della carne di pollo coltivata dell'azienda, che sembra essere simile a quella del pollo convenzionale. A novembre 2022 l’FDA ha dato il suo primo “via libera” alla carne coltivata, dichiarando che il cibo prodotto come descritto nella presentazione di UPSIDE sarà sicuro per il consumo umano. Manca un ultimo step prima che l’azienda possa iniziare a commercializzare il prodotto: il parere dell’USDA (Ministero dell'agricoltura degli USA).
Come viene prodotta la carne coltivata?
Il concetto dietro la produzione di carne coltivata si basa sull’idea che se voglio produrre una bistecca, quindi una porzione di muscolo, non c’è bisogno di far crescere l’intero animale. Combinando la coltura cellulare e le strategie di ingegneria dei tessuti si possono crescere veri tessuti di carne da cellule staminali prelevate dagli animali. Il processo naturale di crescita e sviluppo muscolare viene replicato all'interno di recipienti appositamente progettati chiamati bioreattori. Al loro interno, le cellule staminali sono incoraggiate a proliferare, differenziarsi e quindi fondersi nel tessuto muscolare maturo. Lo stesso viene fatto per le cellule adipose e potenzialmente altri tipi di cellule che si trovano spesso nella carne.
I 5 passaggi chiave per produrre carne coltivata possono essere riassunti così:
Selezione Il primo step è la selezione del tipo di animale e il tessuto di interesse.
Purificazione Si esegue poi una biopsia minimamente invasiva sull’animale per prelevare le cellule e da queste inizia lo sviluppo di una linea cellulare. Vengono selezionate le cellule staminali e si crea una "banca" di cellule dalla quale poter attingere anche per anni.
Coltura Per iniziare la produzione, viene prelevato un piccolo numero di cellule dalla banca di cellule e posto in un ambiente strettamente controllato e monitorato che supporta la crescita e la moltiplicazione cellulare. In questa fase le cellule vengono fatte proliferare all’interno dei bioreattori fornendo loro nutrienti (aminoacidi, zuccheri, vitamine e proteine per stimolare la proliferazione cellulare) attraverso il terreno di coltura.
Maturazione Dopo che le cellule si sono moltiplicate molte volte, fino a raggiungere miliardi o trilioni, vengono aggiunti alla soluzione altre sostanze (fattori di crescita proteici, nuove superfici per l'adesione delle cellule, nutrienti aggiuntivi) per consentire alle cellule di differenziarsi in vari tipi e assumere le caratteristiche di cellule muscolari, adipose o del tessuto connettivo.
Raccolta Una volta che le cellule si sono differenziate nella tipologia desiderata, vengono raccolte e il prodotto finale può essere preparato utilizzando i metodi convenzionali di lavorazione e confezionamento dei prodotti alimentari.
Quali prodotti chimici vengono usati?
A causa della competitività e l’interesse nascente nel settore, praticamente tutte le aziende di carne coltivata tengono riservata la composizione chimica esatta del terreno di coltura usato per le loro cellule. Sempre dal documento presentato da UPSIDE Foods si può leggere che il loro terreno di coltura contiene aminoacidi, acidi grassi, zuccheri, minerali e vitamine. Inoltre vengono utilizzate alcune proteine ricombinanti che facilitano il trasporto di questi elementi all’interno delle cellule ad esempio albumina e transferrina.
Sempre facendo riferimento alla documentazione di UPSIDE Foods si può leggere che sono utilizzati anche antibiotici e antifungini ma solo durante lo sviluppo delle linee cellulari, non durante la fase di produzione. Quindi il prodotto finale ne è privo.
Perché è giusto chiamarla carne coltivata e non carne sintetica?
È più corretto chiamarla “carne coltivata” perché è prodotta attraverso la coltura o coltivazione di cellule animali in un ambiente controllato, questo processo è chiamato anche “agricoltura cellulare”. Il termine "carne sintetica" può essere fuorviante, in quanto potrebbe far pensare che sia composta di sostanze chimiche di sintesi, senza alcuna connessione con gli animali o la carne reale. In realtà, la carne coltivata viene prodotta utilizzando le stesse cellule che compongono la carne animale, ed è quindi un prodotto "vero" e non sintetico.
Un po’ di storia, quando fu pensata e prodotta la prima carne coltivata?
1931 Sembra che Winston Churchill nel 1931 avesse già predetto l’idea della carne coltivata. Dichiarò: “Dovremmo lasciarci alle spalle l'assurdità di allevare un pollo intero per poi mangiarne solo il petto o le ali, facendo crescere separatamente solo queste parti in un mezzo appropriato.”
1994 Da quella predizione passò molto tempo e le prime ricerche per produrre carne senza dover crescere l’intero animale le fece un ricercatore e imprenditore olandese di nome Willem van Eelen. Durante la Seconda Guerra Mondiale stava prestando servizio nell'esercito in Indonesia quando i soldati giapponesi lo catturarono e lo trasferirono in diversi campi di prigionia. Essere un prigioniero di guerra, sperimentare la fame estrema, ha fatto nascere in lui l’interesse per il cibo e per la riduzione delle sofferenze animali. Così dopo la guerra van Eelen tornò nei Paesi Bassi dove si laureò in psicologia e in medicina. Tra i suoi colleghi cercò, con non poche difficoltà, un team che lo aiutasse a sperimentare la crescita della carne fuori dal corpo. Riuscì nei suoi sforzi e nel 1994 depositò il suo primo di numerosi brevetti. Willem van Eelen ad oggi è considerato uno dei “padri fondatori” della carne coltivata.
2002 La prima ricerca sulla carne coltivata di pesce è stata finanziata dalla NASA, commissionando ad alcuni suoi ricercatori di studiare la produzione di carne coltivata di pesce nello spazio.
2013 10 anni fa, il Professor Mark Post ed il suo team dell’Università di Maastricht, in Olanda, hanno presentato il primo burger integralmente creato tramite agricoltura cellulare.
2015 Viene fondata in America la prima azienda di carne coltivata al mondo, la Memphis Meats, ora “UPSIDE Foods”. A fondarla furono il cardiologo Uma Valeti, Nicholas Genovese e Will Clem. A seguire nel 2015 nacquero la SuperMeat, azienda israeliana e nel 2016 la Mosa Meat, azienda olandese.
2021 Un anno di grande crescita del settore. Il numero di aziende attive nell'agricoltura cellulare è salito a 60 e sono state annunciate quasi 100 nuove startup. In questo sito viene fornita una panoramica delle imprese del settore dell’agricoltura cellulare, suddivise per specifici settori d’attività.
2022 Nel processo di produzione della carne coltivata si utilizza quello che viene chiamato “terreno di coltura”, un brodo che contiene gli ingredienti necessari per far crescere le cellule animali. Il siero fetale bovino (FBS) è il supplemento per la crescita più utilizzato per i terreni di coltura cellulare. Varie aziende si sono mosse alla ricerca di alternative al siero fetale bovino e nel 2019 la Mosa Meat ha dichiarato di aver trovato un’alternativa vegetale. Nel gennaio 2022 l’azienda si è spinta oltre pubblicando su Nature Food un articolo dove descrive processi e ingredienti utilizzati nella sua alternativa plant-based. L’utilizzo del siero fetale bovino nel settore della carne coltivata non è ancora scomparso, ma molte aziende hanno già dichiarato pubblicamente di utilizzare formulazioni completamente prive di ingredienti animali.
Che tipo di tecnologia serve per produrre carne coltivata?
C'è una lunga storia di progressi scientifici in biologia, biochimica e ingegneria alla base delle innovazioni che consentono la crescita di cellule animali al di fuori dell'animale stesso. Oltre ad utilizzare sistemi tecnologici molto avanzati, i passaggi che portano al prodotto finale richiedono la cooperazione di tante diverse figure professionali. Come spiegavo precedentemente, si parte da una piccola biopsia per estrarre le cellule, eseguita da un veterinario sull’animale. Poi c’è tutto lo studio e selezione delle cellule staminali, alla quale lavorano biotecnologi e biologi e per la quale serve un laboratorio di biologia cellulare rifornito di tutta l’attrezzatura. E ancora ingegneri chimici e di processo, tecnici, per studiare il terreno di coltura adatto e far funzionare i bioreattori, esperti in sicurezza alimentare per garantire che il prodotto soddisfi i requisiti normativi per essere venduto al pubblico.
Un giorno si potrà anche autoprodurre carne coltivata?
L’autoproduzione direi ad oggi impossibile, non è come fare lo yogurt. Innanzitutto, i costi di produzione ad oggi sono molto alti per le aziende stesse, inoltre penso entrerebbero in gioco questioni di biosicurezza trattandosi di materiale biologico, servono mani esperte.
A che punto siamo con le autorizzazioni?
Nel 2020 è stato fatto un passo storico quando la Singapore Food Agency ha approvato per la prima volta la commercializzazione di un prodotto a base di carne coltivata. Un bocconcino di pollo contenente carne coltivata prodotto dalla californiana GOOD Meat è stato messo in vendita presso il ristorante 1880 a Singapore. Ad oggi Singapore è l'unico paese che ha approvato la commercializzazione di carne coltivata. Altri paesi come Israele, gli Stati Uniti, ma anche l'Unione europea, si sono già attivati e presumibilmente regolamenteranno la vendita di carne coltivata a breve. Altri paesi ancora, come ad esempio Brasile, Australia e India, hanno manifestato interesse in proposito.
Secondo te fra quanti anni avremo nei supermercati europei carne coltivata?
A metà del 2022, le principali aziende di carne coltivata erano ancora in fase pilota. Questa fase include i test iniziali dei potenziali processi di produzione e di solito comporta la produzione di prodotti campione. C’è ancora molto da studiare per ottimizzare il processo e abbassare i costi di produzione affinché si possa arrivare alla fase commerciale, nella quale la produzione avviene in una struttura su scala industriale e il prodotto finale è pronto per la vendita. Il terreno di coltura ad oggi è il parametro principale che determina i costi nella produzione di carne coltivata. I costi dei prodotti di prima generazione saranno molto elevati. Un’idea per abbassare il costo è creare un prodotto ibrido in cui le cellule animali coltivate sono combinate con ingredienti di origine vegetale. Alcune aziende ad esempio mirano a vendere grassi animali coltivati come ingredienti.
Di seguito alcune domande che ho fatto all’Avvocato Alessandro Ricciuti, Presidente di Animal Law Italia e mio amico. Ho chiesto ad Alessandro lumi sul Disegno di Legge.
Cosa prevede il ddl?
Lo scopo dichiarato della proposta presentata dal Ministro dell’agricoltura Lollobrigida e approvata il 28 marzo dal Consiglio dei Ministri è la salvaguardia del “patrimonio agroalimentare”, definito di importanza strategica per l’interesse nazionale. Partendo da questo presupposto, viene strumentalmente invocato il principio di precauzione previsto dalla normativa europea per prevedere il divieto di produrre, commercializzare, somministrare e importare in Italia alimenti e mangimi sintetici, cioè «costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali». In sostanza, si tratta di una proposta che mira a mettere fuorilegge la carne coltivata, facendo propria la campagna lanciata da Coldiretti a novembre 2022 contro questo cibo non ancora presente sul mercato. L’associazione di categoria degli allevatori paventava fantomatici pericoli per la salute derivanti dalla carne coltivata, associandola erroneamente all’uso di prodotti chimici e definendola un “cibo Frankenstein” prodotto da “cellule impazzite”.
Quali sanzioni verranno impartite?
Preciso che al momento è circolata una prima bozza del disegno di legge, non abbiamo ancora a disposizione il testo ufficiale che verrà presentato dal Governo in uno dei due rami del Parlamento e che comunque potrà essere modificata fino all’approvazione definitiva. La versione da me visionata prevede in caso di violazione sanzioni per tutti gli operatori del settore alimentare e dei mangimi che vanno da un minimo di euro 10.000 fino ad un massimo di euro 60.000 o del 10 per cento del fatturato totale annuo, fino al limite massimo di 150.000 euro.
Se questo ddl diventerà legge sarà vietato anche promuovere e agevolare la produzione di carne coltivata?
Sì, un’altra parte problematica dell’attuale formulazione è la presenza di una norma che estende le stesse sanzioni a chiunque abbia «finanziato, promosso, agevolato in qualunque modo le condotte vietate agli operatori del settore alimentare e mangimistico». La formulazione è volutamente ampia e si presta a un'interpretazione molto discrezionale, da sembrare di fatto finalizzata ad anestetizzare ogni possibilità di avviare, proseguire o promuovere la ricerca e sviluppo di questi prodotti.
Quali passaggi mancano per l’approvazione del ddl?
Il Governo deve presentare il disegno di legge in una delle due Camere, dove verrà assegnato a una Commissione (probabilmente quella Agricoltura), che lo esaminerà. I passaggi successivi possono differire leggermente a seconda della procedura scelta per il lavoro della commissione, dell’urgenza assegnata e del regolamento di ciascuna camera, tuttavia possiamo dire che in questa fase potranno essere presentati emendamenti da parte di ciascun membro della Commissione, inoltre gli operatori potranno chiedere di essere auditi per illustrare le proprie richieste di modifica del testo, anche se l’effettiva possibilità che vengano convocati è rimessa alla valutazione discrezionale della Commissione stessa. Successivamente, il testo passa all’esame dell’Aula, dove viene votato e può quindi essere approvato o respinto. Come sappiamo siamo in un sistema bicamerale perfetto, il che significa che la proposta una volta approvata passa all’altra Camera per l’esame e l’approvazione e diventa legge solo quando lo stesso testo viene approvato da parte di entrambi i rami del Parlamento.
Perché il ddl non può vietare l’importazione da altre nazioni?
Attualmente la carne coltivata non è in vendita nel mercato unico europeo, poiché non sono state ancora presentate richieste di autorizzazione secondo le procedure comunitarie. Quando l’autorizzazione verrà rilasciata, questi alimenti potranno essere messi in vendita in tutti gli Stati membri dell’UE che non avranno vietato esplicitamente la commercializzazione. A quel punto, di fatto il divieto di importazione previsto dalla legge italiana verrà meno automaticamente, perché sarebbe in contrasto con il principio cardine della libertà di circolazione delle merci previsto dai trattati europei, che ha la prevalenza sulla legislazione nazionale. Mi spiego meglio: appena la carne sintetica sarà in vendita in uno solo dei 27 Paesi dell’UE, potrà essere liberamente importata in tutti gli altri 26, Italia compresa.
È importante notare che in quel momento ogni eventuale tentativo di continuare a invocare il principio di precauzione verrebbe meno, né sarà più possibile fare riferimento alla tutela dell’interesse strategico nazionale.
Va chiarito che il principio di precauzione è previsto dal regolamento generale sulla legislazione alimentare n. 178/2002, il quale al fine di garantire la salute umana consente di adottare “misure provvisorie di gestione del rischio” – quali lo stop alla commercializzazione – in caso di effettiva incertezza sul piano scientifico circa la possibilità di effetti dannosi derivanti dall'utilizzo di alcuni prodotti. Tuttavia, la possibilità di invocare questo principio da parte degli Stati membri viene meno nel caso in cui la Commissione europea approvi l’immissione in commercio.
Questo significa che quando la carne coltivata avrà il via libero, gli operatori del settore alimentare potranno legittimamente vendere questi prodotti importati dal resto dell’Europa, con la sola differenza che in Italia non si potrà produrre carne coltivata.
Importante notare che già nell’attuale formulazione i destinatari della legge sono gli operatori del settore alimentare e dei mangimi e non i singoli consumatori, che quindi potrebbero già oggi acquistare dall’estero (ad es. da Israele e Singapore) e introdurre in Italia carne coltivata per il proprio autoconsumo.
Qual è l’iter legislativo per introdurre sul mercato europeo la carne coltivata?
La procedura specifica è disciplinata dal regolamento n. 2283 del 2015 sui cosiddetti “novel food”, che sono quelli per i quali non è dimostrabile un consumo “significativo” all’interno dell’UE dal 15 maggio 1997 (data del primo regolamento che ha disciplinato la materia). Si tratta di prodotti derivati da piante, alghe, funghi e insetti, ma anche di alimenti ottenuti da nuove tecnologie, tra cui quelli «costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali, piante, microorganismi, funghi o alghe» (art. 3). Vi rientra quindi anche la carne coltivata, anche se al momento non sono ancora state presentate domande per l’immissione sul mercato europeo.
Il regolamento prevede che i soggetti interessati a ottenere l’autorizzazione debbano preparare un dettagliato dossier al quale allegare «prove scientifiche attestanti che il nuovo alimento non presenta rischi associati alla sicurezza per la salute umana» (art. 10, lettera e).
La Commissione europea può richiedere un parere a EFSA (l’autorità europea per la sicurezza alimentare) che effettua una completa valutazione che include la possibilità di rischi per la salute umana, l’etichettatura e la composizione e rilascia un parere entro nove mesi. Entro i sette mesi successivi, la Commissione presenta una proposta di atto di esecuzione che autorizza l'immissione sul mercato dell'Unione del nuovo alimento. Nella procedura, la Commissione è assistita da uno speciale comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi.
Pensi che questo ddl sarà approvato?
La probabilità è molto elevata, considerato che questa maggioranza ne fa un provvedimento bandiera, il che lascia anche scarso margine per l’approvazione di emendamenti significativi nel corso dell’esame parlamentare. Come abbiamo detto, questa legge non potrà eliminare la possibilità per i consumatori di importare alimenti a base di carne coltivata o di trovarli in commercio non appena saranno approvati e venduti anche in un solo Stato membro dell’UE. Ciò non toglie che dal momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale queste norme produrranno certamente dei danni, in primis e nell’immediato nei confronti delle aziende che hanno investito sull’agricoltura cellulare, come Bruno Cell, limitando quindi lo sviluppo di un settore economico potenzialmente molto rilevante. Gli effetti di medio-lungo termine derivanti dallo stop alla ricerca e sviluppo del settore saranno infatti duraturi e profondi, perché il nostro Paese si troverà privato della disponibilità delle tecnologie necessarie per cogliere questa opportunità di trasformazione del sistema alimentare, che oggi può far paura ma che invece va abbracciata con decisione poiché potrebbe essere la chiave di volta per ridurre il nostro impatto ambientale ed eliminare la sofferenza di milioni di animali.
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Un’immagine che mi ha colpito
Questo pesciolino, una specie sconosciuta di snailfish, è stato fotografato a 8.336 metri di profondità negli abissi giapponesi. Prima di lui nessun pesce era mai stato avvistato a quelle profondità. La foto è stata fatta con un robot dai ricercatori dell’University of Western Australia and Tokyo University of Marine Science and Technology. Gli scienziati non erano mai stati in grado di vedere pesci al di sotto degli 8.000 metri. In precedenza, nel 2008, lo snailfish più profondo mai avvistato si trovava a 7.703 metri.
Spero di non averti annoiato con questo spiegone e scusa se ho inserito solo una foto nell’articolo, ma ho deciso di non utilizzare immagini stock “solo“ per corredo. Se hai voglia di dirmi cosa ne pensi della carne coltivata e quali sono le tue contrarietà o vantaggi, scrivimi. Comunque Frankenstein era veramente vegetariano, qui la fonte. Alla prossima…
Ottimo lavoro come sempre, grande, MA, non contribuire anche tu a far passare Frankenstein come il nome della creatura che invece era "senza nome"!:)