L’agricoltura è un settore che non riesce a sostenersi da solo ed è sempre stato finanziato da soldi pubblici. Negli ultimi anni ha visto ridursi ulteriormente i margini di profitto a causa dei cambiamenti climatici e dell'aumento dei costi delle materie prime, oltre al crescente strozzinaggio da parte delle catene di supermercati. E ora gli agricoltori si sono incazzati contro le politiche “ecologiste“ dell’UE. Con questa newsletter, ho cercato di chiarire e contestualizzare la situazione in corso.
Animal farm News è divisa in tre parti, oltre a un articolo inedito ci sono due rubriche: Contenuti interessanti e Immagini che mi hanno colpito.
Qui invece puoi leggere tutte le newsletter che ho già scritto.
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Un’analisi interessante sulle ragioni delle proteste l’ho sentita, nel podcast Globally, da Gilles Gressani, direttore della rivista Il Grand Continent edita dal Gruppo di studi geopolitici della Scuola Normale Superiore di Parigi.
Ascoltando gli slogan degli agricoltori, ci si rende conto di essere davanti a un movimento d’avanguardia nella politicizzazione della questione ecologica. La transizione ecologica, in definitiva, riguarda il cambiamento degli stili di vita. Sembrava esserci una convergenza generale verso questa direzione, anche da parte dell'opinione pubblica. Tuttavia, non appena sono state richieste azioni concrete, come cambiare il modo in cui ci si muove, ci si veste o ci si alimenta, ci si è immediatamente trovati di fronte a una disputa identitaria. Ed è così che questo movimento non si limita a rappresentare le richieste di un gruppo sociale, per giunta minoritario, ma diventa l'espressione di un fenomeno ben più ampio.
Si consideri che l'AFD, il partito di estrema destra tedesco, secondo a livello nazionale, utilizza negli slogan elettorali frasi come “Diesel ist super” (il diesel è grande), politicizzando così un elemento neutro come una tipologia di carburante, che è oggettivamente inquinante e quindi da cercare di sostituire.
Con la transizione ecologica ci stiamo accorgendo che cambiare le cose in una società è molto difficile e banalmente i progressisti pensano il contrario, forse perché se lo possono permettere?, in questo modo si creano delle forme di “cristallizzazione identitaria” attorno a temi che in primis dovrebbero essere trattati sotto un aspetto tecnico/scientifico. Un’altra conferma di questa polarizzazione è la geografia del voto che vede le città, o meglio le ZTL, votare partiti progressisti e dall’altra parte le zone rurali che non votano proprio o scelgono populisti o l’estrema destra.
Evidentemente, la responsabilità ricade sia sulle sinistre, che pur dichiarandosi ambientaliste non fanno niente, sia sulle destre negazioniste. Questa inerzia ha generato delusione tra coloro che sono maggiormente colpiti dal cambiamento climatico, portando al rifiuto di qualsiasi legge, anche minima, mirata a contrastare il disastro ecologico in atto. Come sintetizza il giornalista Ferdinando Cotugno: “Gli agricoltori protestano contro il Green Deal non perché non vedano la crisi climatica, ma perché hanno perso ogni speranza che la crisi climatica si possa attenuare”.
Le single issue degli agricoltori europei
Se quanto appena descritto rappresenta il problema di fondo nel modo in cui la questione ecologica viene affrontata, ogni nazione presenta le proprie specifiche motivazioni di protesta.
I primi a salire sui trattori sono stati i tedeschi, qui almeno all’inizio la protesta non è partita contro le eco misure ma per coprire un buco di bilancio da 60 miliardi. Di fronte alla necessità di ridurre le spese, il governo ha deciso di tagliare i sussidi agricoli e aumentare le tasse nel settore, eliminando agevolazioni fiscali come quella sul gasolio.
I francesi si lamentano per i ridotti margini di guadagno, le restrittive normative ambientali e per la concorrenza dei prodotti agricoli importati, vedi l'accordo commerciale tra l'UE e il Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay). Questo accordo, non ancora in vigore, mira a liberalizzare gli scambi, eliminando dazi su una vasta gamma di prodotti. Per placare la colère agricole, Macron ha chiesto alla Commissione europea di sospendere i negoziati per l’accordo, evidenziando come la sua attuazione potrebbe portare una concorrenza sleale per i prodotti europei come la soia o la carne di manzo. A me i francesi sono più simpatici perché se la stanno prendendo anche con i supermercati, che lucrano imponendo bassi prezzi di acquisto agli agricoltori.
In Spagna, in grave crisi idrica, dove in Catalogna, la regione con più allevamenti di maiali, non piove da un anno, in alcune zone da tre. Gli agricoltori protestano contro il rincaro delle materie prime e chiedono il finanziamento di assicurazioni contro la siccità e i fenomeni meteorologici avversi.
Nell'Est Europa, in particolare in Polonia, Ungheria, Slovacchia e Romania, la lotta è concentrata principalmente sull'eliminazione dei dazi doganali sui prodotti agricoli provenienti dall'Ucraina, i cui bassi prezzi rappresentano una minaccia per le produzioni locali.
Gli italiani invece protestano contro tutto:
“carne sintetica” e farina d’insetti;
politiche agricole europee: le considerano troppo ambientaliste;
mantenimento dell’esenzione per i redditi agricoli dall’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche;
riduzione o addirittura eliminazione dell’IVA su alcuni prodotti alimentari primari.
Le proteste in Italia sono organizzate soprattutto da associazioni o comitati minori che si muovono in ordine sparso e quasi spontaneo. Non stanno ricevendo il pieno sostegno da Coldiretti, la principale associazione di categoria molto vicina al governo. Non è mancata però la sfilata del presidente di Coldiretti Prandini che davanti al Parlamento europeo, ha detto: “Al primo punto c’è togliere tutti quelli che sono i vincoli che da Timmermans (Commissario europeo per il clima e del Green Deal) in poi hanno cercato di inserire con regole che penalizzano la capacità produttiva UE”.
L’agricoltura in UE
L’agricoltura europea vale circa l’1,5% del PIL con un tasso di occupazione del 4,5%. Nonostante questo, è il settore che riceve più fondi da parte dell’UE. Tramite la PAC (Politica Agricola Comune) tra il 2023 e il 2027 gli saranno erogati 386 miliardi di euro, un terzo di tutti gli aiuti distribuiti in Europa, a cui bisogna aggiungere le decine di miliardi di sussidi nazionali, ad esempio il gasolio agricolo detassato e venduto a un euro al litro. Ma chissene del PIL, come diceva Pepe Mujica, le cose importanti sono la distribuzione della ricchezza, la qualità della vita, l'educazione, la salute e il benessere ambientale.
La cosa secondo me più interessante la si evince da questo grafico, dove vengono visualizzati i trend della diminuzione di CO2 equivalente nei vari settori. Da notare, che l’agricoltura è il comparto che sta riducendo meno le emissioni inquinanti, inoltre le cifre per il 2030 sono stimate sulla base delle politiche di riduzione che l’UE si è impegnata ad attuare.
La PAC
Dopo la seconda guerra mondiale ci fu un boom di richieste di operai e impiegati nelle città causando uno spopolamento delle campagne. Per garantire disponibilità di cibo a prezzi ragionevoli nel 1962 furono introdotti degli aiuti economici a chi rimaneva a “lavorare la terra”, nacque così la prima PAC.
Da allora, la PAC ha definito il modello di sviluppo del settore agroalimentare europeo. L'ultima versione della PAC è stata concepita per allinearsi alla strategia "Farm to Fork" e per contribuire agli obiettivi del Green Deal, che mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Fin dalla sua formulazione, quest’ultima PAC ha suscitato critiche da parte del mondo ambientalista, principalmente per le modalità di distribuzione dei fondi, che favorirebbero le grandi aziende o realtà poco sostenibili. Vorrei anche ricordare che rispetto al 2010 le aziende agricole italiane sono diminuite del 30% concentrando la produzione nelle mani di grandi compagnie.
Nel quinquennio 23-27 gli agricoltori italiani, non l’ho detto prima ma tra loro ci sono anche gli allevatori, ovviamente, che sono circa il 20% del totale, si divideranno i 36 miliardi dalla PAC.
Ho consultato questo dettagliato articolo per capire quali requisiti deve avere un’azienda per ricevere i fondi della PAC, ecco in sunto:
Il 50% delle risorse va nei pagamenti diretti, il 45% per lo sviluppo rurale e il 5% per il sostegno settoriale.
Per ottenere i pagamenti diretti c’è il famoso obbligo da parte delle aziende seminative di lasciare il 4% dei terreni a riposo; di effettuare la rotazione colturale: in un campo non puoi piantare per due anni di seguito la stessa piantagione; rispettare gli ecoschemi che vuol dire tra l’altro ridurre l’uso di antibiotici negli allevamenti e aumentare il benessere animale (nulla di chissà cosa, basta che l’allevatore segua le scarse leggi in vigore).
I soldi per lo sviluppo rurale vengono dati per generici impegni ambientali, climatici, per vincoli naturali, per svantaggi territoriali specifici, insediamento per i giovani e nuove imprese.
Sostegno settoriale, andranno al comparto ortofrutticolo, l’olio di oliva e gli apicoltori, con risorse specifiche alla filiera pataticola, per cercare di ridurre le importazioni.
Cosa hanno già ottenuto gli agricoltori
Il 31 gennaio, mentre gli agricoltori erano a Bruxelles con i trattori, per arginare la protesta la Commissione europea ha presentato alcune misure per accontentarli.
Dazi Ucraina: L'abolizione dei dazi è stata prorogata fino a giugno 2025, tuttavia, per fronteggiare l'incremento delle importazioni in UE di alcuni prodotti agricoli dall'Ucraina, come pollame, uova e zucchero, è stato previsto un “freno di emergenza”. Questo meccanismo prevede che, se le importazioni di questi prodotti dovessero eccedere determinati volumi, i dazi sarebbero ripristinati.
4% dei terreni incolti: Eliminato per il 2024 l'obbligo di mantenere improduttivo il 4% del terreno seminativo se gli agricoltori piantano colture che fissano l'azoto (lenticchie, piselli o fave) o colture intercalari (quelle colture seminate tra due principali cicli di produzione, tipo il trifoglio) sul 7% dei loro campi. Gli agricoltori vorrebbero che si eliminasse del tutto questo vincolo, concepito per aumentare la biodiversità, migliorare la qualità dei suoli e ridurre l'erosione.
Pesticidi: Il 6 febbraio, Ursula von der Leyen ha ritirato la proposta di legge, precedentemente respinta dal Parlamento Europeo, per limitare l'impiego di pesticidi nell'agricoltura. La proposta prevedeva la riduzione del 50% dell'utilizzo di prodotti fitosanitari chimici nell'UE entro il 2030, in confronto ai livelli del periodo 2015-2017.
IRPEF: Il Governo italiano sta valutando la revoca della disposizione che prevedeva l'eliminazione dell'esenzione dall'IRPEF per gli imprenditori agricoli (solo per chi ha un reddito basso). La normativa era stata introdotta, solo qualche mese fa, nella legge di bilancio.
Per cosa dovrebbero protestare gli agricoltori
Qui lascio la parola a La Via Campesina, un'organizzazione internazionale che rappresenta i piccoli agricoltori e le comunità indigene di tutto il mondo. Fondata nel 1993, la sua missione è promuovere l'agricoltura sostenibile attraverso il sostegno all'agricoltura di piccola scala e alla riforma agraria, difendendo la sovranità alimentare (sono loro che hanno coniato questo concetto, non Lollobrigida) la biodiversità e i diritti dei lavoratori.
“Gli agricoltori europei hanno bisogno di risposte concrete ai loro problemi, non di fumo negli occhi. Chiediamo la fine immediata dei negoziati sull’accordo di libero scambio con il Mercosur e una moratoria su tutti gli altri accordi di libero scambio attualmente in fase di negoziazione. Chiediamo l’effettiva attuazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali e il divieto a livello europeo di vendere al di sotto dei costi di produzione. I prezzi pagati agli agricoltori [dai supermercati ndr] devono coprire i costi di produzione e garantire un reddito dignitoso. I nostri redditi dipendono dai prezzi agricoli ed è inaccettabile che questi siano soggetti a speculazioni finanziarie. Chiediamo quindi una politica agricola basata sulla regolamentazione del mercato, con prezzi che coprano i costi di produzione e la gestione di scorte pubbliche di derrate. Chiediamo un bilancio adeguato affinché i sussidi della PAC vengano ridistribuiti per sostenere la transizione verso un’agricoltura in grado di affrontare le sfide della crisi climatica e della biodiversità. Tutti gli agricoltori già impegnati e che vogliono impegnarsi in processi di transizione verso un modello agroecologico devono essere sostenuti e accompagnati nel lungo periodo. È inaccettabile che nell’attuale PAC la minoranza di aziende agricole più grandi monopolizzi centinaia di migliaia di euro di aiuti pubblici, mentre la maggioranza degli agricoltori europei non riceve alcun aiuto, o solo le briciole”.
Quest’anno si vota sia in Europa che negli Stati Uniti, che ne sarà della questione ecologica. La destra la utilizzerà come sfrutta la questione migratoria e i progressisti rimarranno lì appesi… immobili come sempre?
Contenuti interessanti
Un bellissimo long form visual del Financial Times sui costi ambientali e sociali della produzione del salmone. Per leggerlo aprilo dal loro link in bio, altrimenti lo paghi.
Per i problemi di sicurezza nel navigare il Canale di Suez una nave partita dall’Australia con 16.000 animali è dovuta tornare indietro. Associazioni preoccupate per la condizione degli animali.
Il Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida ha inaugurato la nuova sede nazionale di federcacca. Che dire?
If not vegan, or vegetarian, how about chickentarian? Non condivido ma è una lettura interessante.
In alcune città della Lombardia già 17 giorni di qualità dell’aria sopra la soglia acuta di esposizione. Allevamenti, traffico e inversione termica le cause.
Un’immagine che mi ha colpito
Il dittatore della Corea del Nord, Kim Jong-un ha visitato un nuovo mega allevamento di galline, in gabbia, per la produzione di uova. Negli ultimi anni la Corea del Nord sta costruendo diversi grossi allevamenti.
L’avevo detto che toglievo quest’ultimo box e l’ho fatto. C’ho ripensato, linko Gabbie alimentari il fumetto che La Revue Dessinee Italia ha dedicato al lavoro d’investigazione di Essere Animali, il protagonista sono io. Si potrà leggere solo fino al 14 febbraio.
Grande drago!!!